RU 486
È il primo caso, in Italia, dopo i 27 episodi nel mondo: una donna di 37 anni è morta dopo l'assunzione della pillola abortiva Ru486. Per i medici dell'ospedale “Martini”, in cui è avvenuta la somministrazione del farmaco e poi il decesso, «non c'erano anomalie» negli esami della donna, che ha avuto un arresto cardiaco.
La notizia è stata data dalla Stampa. La donna, già madre di un altro bambino - racconta il quotidiano torinese - aveva deciso per l’interruzione di gravidanza e il 4 aprile le era stato somministrato mifepristone, la sostanza che entro 48 ore interrompe la gestazione. Due giorni dopo, mercoledì scorso, si è ripresentata in ospedale per la somministrazione della prostaglandina, secondo protocollo,che provoca le contrazioni uterine e l'eliminazione dell’embrione. In entrambi i casi la donna è stata visitata, sottoposta a ecografia, «e nulla di anomalo o sospetto è stato mai rilevato», sottolinea l'ospedale. Ma quattro ore dopo l’aborto e la somministrazione di un antidolorifico la signora ha chiesto aiuto perché non riusciva a respirare bene. Le è stato fornito ossigeno, e un ecocardiogramma ha diagnosticato una «fibrillazione ventricolare», cioè un’aritmia che scatena contrazioni irregolari del cuore.
È seguita una grave crisi cardiaca, prontamente risolta dall'intervento dei sanitari. Ma qualche ora dopo il problema si è ripresentato, questa volta con un esito fatale, nonostante i tentativi dei medici di salvare la 37enne.
L'episodio, accaduto nella regione, il Piemonte, che dopo l'Emilia Romagna ha effettuato più interruzioni volontarie di gravidanza tra il 2010 e il 2011, è destinato a riaccendere il dibattito sulla sicurezza della pillola abortiva. Ma respinge da subito ogni «strumentalizzazione» Silvio Viale, il ginecologo radicale considerato il padre della pillola abortiva in Italia, che oggi dirige il principale servizio italiano per Ivg all'Ospedale Sant'Anna di Torino. Viale ricorda come sono «decine di milioni le donne che hanno assunto la RU486 nel mondo» e «40mila in Italia».
È stata la stessa direzione dell'Asl To1, di cui fa parte l'ospedale Martini, a segnalare alla procura il caso della 37enne morta mercoledì. La procura ha aperto un'inchiesta, e il pm Giafranco Colace ha disposto l'autopsia, che sarà eseguita lunedì. Al momento la famiglia non ha sporto denuncia e non c'è stato sequestro delle cartelle cliniche.
La notizia è stata data dalla Stampa. La donna, già madre di un altro bambino - racconta il quotidiano torinese - aveva deciso per l’interruzione di gravidanza e il 4 aprile le era stato somministrato mifepristone, la sostanza che entro 48 ore interrompe la gestazione. Due giorni dopo, mercoledì scorso, si è ripresentata in ospedale per la somministrazione della prostaglandina, secondo protocollo,che provoca le contrazioni uterine e l'eliminazione dell’embrione. In entrambi i casi la donna è stata visitata, sottoposta a ecografia, «e nulla di anomalo o sospetto è stato mai rilevato», sottolinea l'ospedale. Ma quattro ore dopo l’aborto e la somministrazione di un antidolorifico la signora ha chiesto aiuto perché non riusciva a respirare bene. Le è stato fornito ossigeno, e un ecocardiogramma ha diagnosticato una «fibrillazione ventricolare», cioè un’aritmia che scatena contrazioni irregolari del cuore.
È seguita una grave crisi cardiaca, prontamente risolta dall'intervento dei sanitari. Ma qualche ora dopo il problema si è ripresentato, questa volta con un esito fatale, nonostante i tentativi dei medici di salvare la 37enne.
L'episodio, accaduto nella regione, il Piemonte, che dopo l'Emilia Romagna ha effettuato più interruzioni volontarie di gravidanza tra il 2010 e il 2011, è destinato a riaccendere il dibattito sulla sicurezza della pillola abortiva. Ma respinge da subito ogni «strumentalizzazione» Silvio Viale, il ginecologo radicale considerato il padre della pillola abortiva in Italia, che oggi dirige il principale servizio italiano per Ivg all'Ospedale Sant'Anna di Torino. Viale ricorda come sono «decine di milioni le donne che hanno assunto la RU486 nel mondo» e «40mila in Italia».
È stata la stessa direzione dell'Asl To1, di cui fa parte l'ospedale Martini, a segnalare alla procura il caso della 37enne morta mercoledì. La procura ha aperto un'inchiesta, e il pm Giafranco Colace ha disposto l'autopsia, che sarà eseguita lunedì. Al momento la famiglia non ha sporto denuncia e non c'è stato sequestro delle cartelle cliniche.
Avvenire 11 aprile 2014