Lo stupore di un battito d'ali
“L’ho preso, l’ho abbracciato, mentre il suo cuoricino batteva. L’ho tenuto vicino al cuore, ho contato le dita di mani e piedi e l’ho baciato sulla piccola fronte”, ha detto la madre commossa Lexi Fretz.
L’evento ha avuto luogo nello stato dell’Indiana (USA). Lexi Fretz, fotografa, si stava preparando a un servizio fotografico per un matrimonio che si sarebbe svolto il giorno dopo, quando ha cominciato ad avere perdite.
Corsa in ospedale, le contrazioni sono diventate sempre più forti finchè non ha dato alla luce il piccolo Walter Joshua Fretz, di 19 settimane e 3 giorni, sopravvissuto solo pochi minuti.
“Custodirò sempre quei ricordi che ho di lui, “ha detto la madre. Sono molto felice che mio marito sia riuscito a raggiungere la macchina per prendere la fotocamera. All’inizio non ne volevo, ma ora sono l’unica cosa che ho per poterlo ricordare”.
L’essenziale non è invisibile agli occhi, non sempre. A volte indossa il mantello della realtà e si mostra. Magari senza dire nulla, ma comunicandoci tutto. Come ha fatto col piccolo Walter Joshua Fretz, nato e sopravvissuto una manciata di minuti. Appena il tempo di respirare, di tremare, di farsi stringere da mamma e papà, lasciando la famiglia e chiunque veda le sue fotografie immersi in uno stupore pieno di domande.
La forza delle immagini non si placa e ci spinge a tornare a fissare quelle dita, minute e tenerissime. La domanda così emerge: che senso hanno pochi minuti di vita? Minimizzare non serve, un senso ci deve essere; anzi c’è. Perché se ogni figlio è un dono, è impossibile non vi sia una ragione per cui quel batuffolo d’amore è passato a trovarci.
Non per nulla, mentre ci interroghiamo, c’è chi ha già una risposta ed è Lexi che non ha dubbi: accogliere quel figlio, anche se purtroppo per poco, è stato un privilegio.
(da “Sì alla vita”n. 11 novembre 2013)