Relazione Ministro della salute 2012
Continuano a calare gli aborti volontari in Italia: nel 2011 sono state effettuate 109.538 interruzioni volontarie di gravidanza (dato provvisorio), con un decremento del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un decremento del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'aborto (234.801 casi). È quanto emerge dalla relazione inviata oggi dal ministro della Salute Renato Balduzzi ai Presidenti del Senato e della Camera in cui vengono illustrati i dati preliminari per l'anno 2011 e i dati definitivi relativi all'anno 2010 sull'attuazione della legge 194 del 1978, che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG).
Ru486 Aumenta il numero di aborti effettuati con la Ru486, la pillola abortiva approvata in Italia nel 2009. Se nel 2010 la pillola era stata usata in 3.836 casi (il 3,3% del totale delle interruzioni volontarie di gravidanza), solo nel primo semestre 2011, ultimo periodo rilevato finora, si contano quasi altrettanti casi, 3.404, facendo pensare che il dato finale sarà vicino al doppio rispetto all'anno prima. L'uso della Ru486 è avvenuto nel 2010 in tutte le Regioni tranne Abruzzo e Calabria e nel 2011 non è stato utilizzato solo nelle Marche. Riguardo al profilo socio-economico delle donne che vi hanno fatto ricorso, in generale esse sono meno giovani, più istruite, in maggior proporzione di cittadinanza italiana e nubili rispetto a tutte le altre che hanno abortito nello stesso periodo. Nel 98,7% queste Ivg sono avvenute entro i 49 giorni di gestazione, come indicato dalla regolamentazione italiana.
La relazione del ministero specifica che molte donne "hanno richiesto la dimissione contro parere dopo la somministrazione di mifepristone o prima dell'espulsione completa del prodotto abortivo (sic!), con successivi ritorni in ospedale per il completamento della procedura e nel 95% dei casi le donne sono tornate al controllo nella stessa struttura". Questo dato conferma il pericolo di un aborto "in solitaria", evidenziato da molte voci contrarie all'aborto chimico anche per questa sua caratteristica. Nel 96,1% dei casi non vi è stata "nessuna complicazione immediata - spiecifica alla relazione - e la necessità di ricorrere per terminare l'intervento all'isterosuzione o alla revisione della cavità uterina nelle donne che avevano avviato la procedura dell'IVG farmacologica si è presentata nel 5,9% dei casi", una percentuale comunque non irrilevante.
Il commento del ministro "I dati evidenziano che nel nostro Paese prosegue la tendenza alla diminuzione del numero di Ivg e quindi del tasso di abortività e che nella grande maggioranza dei casi il ricorso a questo intervento rappresenta l'ultima scelta, essendo stati tentati prima metodi per evitare gravidanze indesiderate". Lo sottolinea il ministro della Salute Renato Balduzzi, nella premessa alla relazione sulla legge 194 sull'aborto inviata oggi a Camera e Senato. Secondo il ministro, "la riduzione percentuale di aborti ripetuti è la più significativa dimostrazione del cambiamento nel tempo del rischio di gravidanze indesiderate, poiché, se tale rischio fosse rimasto costante nel tempo, si sarebbero avute attualmente percentuali doppie rispetto a quelle osservate".
La sostanziale riduzione dell'aborto clandestino, spiega Balduzzi, e l'eliminazione della mortalità e morbilità materna ad esso associata "si accompagnano con la riduzione dell'Ivg, ottenuta anche grazie alla promozione di un maggiore e più efficace ricorso a metodi di procreazione consapevole, alternativi all'aborto, secondo gli auspici della legge. La promozione della procreazione responsabile costituisce la modalità più importante per la prevenzione dell'aborto. Per conseguire tale obiettivo - aggiunge il ministro - è importante potenziare la rete dei consultori familiari, che costituiscono i servizi di gran lunga più competenti nell'attivazione di reti di sostegno per la maternità, in collaborazione con i servizi sociali dei Comuni e con il privato sociale. Specifica attenzione dovrà anche essere posta verso i gruppi di donne straniere a maggior rischio di ricorso all'IVG con specifici interventi di prevenzione che tengano conto anche delle loro diverse condizioni di vita, di cultura e di costumi".