Legge 40
«Ai titolari delle cliniche operanti nel settore, che esultano per una loro presunta vittoria, consiglierei una maggiore prudenza perché è alquanto dubbio che possano contare sull’aumento della clientela per effetto della decisione della Corte. Anche perché, dati dell’Istituto Superiore di Sanità alla mano, denunceremo tutti i casi di produzione di più di tre embrioni che aumenta nella donna il rischio di sindrome da iperstimolazione e quindi costituisce un’evidente violazione della regola della prudenza che ancora non è stata dichiarata incostituzionale.
«Aldilà dei dettagli, il vero nodo della questione resta l’identità umana del concepito e quindi la titolarità del suo diritto alla vita riconosciuta dall’articolo 1 della legge 40 che la Corte non ha contestato. Da tempo con la forza di centinaia di migliaia di cittadini che hanno sottoscritto una proposta di legge di iniziativa popolare, abbiamo chiesto il riconoscimento della capacità giuridica di ogni essere umano fin dal momento del concepimento. Questo è il punto di arrivo del moto di tutta la storia umana verso l’eguaglianza in dignità. Continueremo a lavorare in questa direzione.
«Il limite dei tre embrioni» conclude Casini «era ed è una cautela per la salute della donna ed al tempo stesso anche la difesa avanzata del diritto alla vita del figlio generato in provetta che non può essere considerato un oggetto congelabile e distruggibile per un fine a lui estraneo».